Micro

   Un intreccio di memorie


   Le risposte indicano i linguaggi di cui è fatta la città e la domanda dilata le visioni dell'abitare, cedendo estetiche, visioni univoche
    
   Stare al luogo Palermo per una cartografia emozionale di cui la domanda disegna alcuni punti di spazi vissuti.
   
   Domanda antica, domanda-reperto trovata in scavi di antiche parole di polis, interessa la dilatazione delle coscienze, una consapevolezza sempre più profonda del fare città
   La domanda come un rito
   Forma un atto poetico, parole senza misura

   È una domanda che ho fatto a me, che faccio a me come un modo ultimo per cambiare la città. Non è stato facile farla ad altri.    
   Da un anno e mezzo pongo questa domanda a chi incontro mentre cammino, compro il pane, aspetto il bus.
   Ma la città preme troppo, le alternative sono lente a farsi e, nel frattempo, la qualità della vita peggiora a fronte di impegni per riqualificare il territorio.
   Il tono della domanda è un’interrogazione continua, non vuole una risposta necessaria. Farsi domande, farsi domanda, parola, sillaba alla città. Intrecciare percorsi invisibili che fanno spazi non istituzionali, per mezzo di relazioni minime, interstiziali non registrabili e invisibili ai media, alla storia, che scrive un modo più profondo di stare. 
   Cerco di trascrivere questo.


   Rosa Balistreri

   Erano reti    le maglie larghe e strette    l'espansione più infinita che mai
         
   Siamo luoghi   Pre-episteme   Beyond   Estrema possibilità  


   Il bisogno della città nelle cellule del nostro stare
   Del mio stare? 
   Un'indicazione per luoghi circoscritti


   Chi?
   chi sono io per te? e tu? 
   e noi, gli uni e gli altri? 
   e insieme, chi siamo? 
   facciamo luogo? e che luogo? 
   mi ami? 
   ti amo?
   chi sono io per i miei amici? 
   chi sono io per loro?
   chi sono io per te, Giovanna? 
   e tu? Chi, per me?
   e chi incontro, scontro, guardo, ascolto, mi è vicino-lontano
in questa parte di territorio condiviso?
   volendomi allontanare mi avvicino di più


   Darei la vita, il sogno per i miei amici? Loro, per me?
   Una città di amici
   Una città di persone


   E' una domanda che non chiede risposta   Una domanda fra altre con un sedimento ritmico che mi coinvolge di più rispetto a cadenze di altri spazi intorno   Un rito che stacca un sigillo
   Una parola che si fa spazio
   Senza obiettivo


   Lo spazio urbano, i luoghi non solo della città, sono più estesi delle misurazioni, a vario titolo, che si effettuano 
   Una città è una stratificazione, anche quantizzata dalle reti digitali   Le sovrapposizioni, i resti si moltiplicano e amplificano lo spazio urbano vivibile   La condivisione ridisegna i nostri spazi quotidiani
   
   Makòm
   In antico ebraico Dio come luogo a cui pensò Robert Motherwell   
   
   Monte Generoso, Svizzera

   Monte Verità, Svizzera

   Tra, in mezzo

   
La particella tra interpella delle istanze fondamentali dello stare e del fare: abito le linee, il punto, il luogo e, se lo abito, lo trasformo.
     E’ un affondo. Camminando, parlando, facendo le azioni più quotidiane fondo un fra, un in mezzo che chiama, che forma e disegna, che si apre con nostalgia e speranza.
     E’ un in mezzo, fra persone, cose, tensioni, stando con intensità, cosalità, concretezza nel concetto che viene espresso: dentro-fuori, lontano-vicino, alto-basso, essendo noi stessi spazio e trasfigurando queste opposizioni che diventano apparenti o momentanee.
     Questo stare è il nostro farci spazio allo spazio, luogo al luogo e, in questo, ciò che viene in rilievo è, quasi un paradosso, lo sfondo.
     Questo stare in mezzo agli altri, ai nostri simili e dissimili, alle cose, ai luoghi, agli animali, ci dà una consapevolezza cellulare dell’importanza, della valorizzazione dello sfondo ed è un capovolgimento rispetto alla rilevanza del segno o della forma a cui siamo abituati.
     E’ importante la terra con la sua massa - c’è -, sono importanti i movimenti delle acque, l’intensità delle correnti, la fisicità delle nostre relazioni - ci sono -. Il fare, l’agire quotidiano, il ritmo che scaturisce da movimenti completamente abitudinari: cura della casa, della persona, organizzazione degli ambienti, sguardi senza direzione, tutte performance che hanno spesso la valenza sacrale dei riti.
     Conversare, fermarsi, sognare.
     Questa consapevolezza del radicamento del fra, dell’in mezzo significa dare le idee, gli atti a un flusso. Abituati a spostare oggetti e confini ci viene difficile muovere idee e particelle. Eppure, anche queste, nel loro concepto sono concrete.
     Fra, in mezzo come materia – matrice, espressione e divenire, come primo punto creato, che,secondo la tradizione della Kabbalah, è Hochmah – Sapienza che si estende, diventa la Chora del Timeo di Platone, ricettacolo, alveo e impronta di ciò che nasce.
     Così, abitiamo, viviamo le linee, i punti, i colori di quello che facciamo, agiamo.   
     Abitiamo la materia con cui lavoriamo, abitiamo gli schermi, gli specchi perché la vita delle cose non ci costringa.
     Tra è preposizione, particella, prefigurazione di nome e verbo insieme, della loro interazione.
     Fra due persone o più è importante la forma, certo ma trovo una forma più vitale lo spazio che si crea fra di loro, la distanza che si adotta quando si parla, ci si tocca o altro. Quale densità  manifestiamo, percepiamo se il disegno è in vuoto, affonda, si ritrae o se il vuoto è nell’abbraccio, se quando siamo seduti la posizione e interna o esterna.       
   Questo abitare è anche spaesamento, sentirsi in esilio nella città e nel tempo in cui si è nati ed è proprio questo tra che fonda nuovi spazi, città, delinea territori, questo tra che non si vede e mette insieme microrelazioni, chi non ha - è spazio, disegnando la libertà necessaria.    
   Trasmettiamo l’in mezzo che si forma tra gli esseri umani quando parliamo, mangiamo, camminiamo, dialoghiamo, ricordiamo, pensiamo e tanto altro.
   Questo fra, in mezzo, la chora platonica, sostiene ciò che diventa casa, stanza, oggetto, connessione, movimento. Ogni spazio deriva da questo luogo fremente da cui ha origine qualcosa che sentiamo come arte.

   A Palermo, nella zona attorno alla Cuba in Corso Calatafimi, c’è il luogo del Genoard, il giardino ridente.
     
   Forse Franco che ho incontrato a Novembre è Nourredine Adnane? Non ci sono altri con quel nome   Si faceva chiamare così
   Non ne ho la certezza, metto in risalto la sua risposta 


    Né apparenza, né bellezza   Upanishad   Darsi uno
   Completeness into imprint
   Invisibile ma sensibile nel nome, punto di passaggio. E' sempre oltre.


   Religienza - religiente
   
   Dallo stato in luogo, attraverso il moto a luogo e il moto da luogo, fra il moto per luogo e il moto in luogo circoscritto allo stato a luogo dove luogo e stato formano un tempo inscritto negli attimi vissuti
   
   Significato delle parole tronche


   Visva Bharati___ Là dove il mondo si forma in un unico nido


   Marina Pino